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Ma il vecchio che era entrato nel suo discorso prediletto, seguitò:

— Sicuro! Erano tre. Gli anni che battevo i boschi, come adesso voi, o l’una, o l’altra, o tutte e tre me le trovavo a ogni poco tra i piedi. Mi davano da pensare più chei gendarmi. Di quei francesi là me ne infischiava: quattro passi di vantaggio, e potevano correre; io volavo. Ma le streghe! Ve n’era una che lecompagnela chiamavano Catarinella. Compariva sempre in forma di pecora lei. Bisognava veder che lana, e sentire che belo! Una notte mi passò dinanzi, le tirai una schioppettata, credevo d’averla mandata in fumo. Bah! Essa belava lontano già cento passi. «O compare; o comare!» Da tutte le parti si chiamavano coi diavoli e schignazzavano: una paura come quella notte non l’ebbi mai. Un’altra notte andavo da un amico; e avevo un cane volpino che per la malizia e pel fiuto era un diavolo anche lui. Sentiva i gendarmi a un miglio. Ecco che a un crocicchio mi si caccia tra i piedi. Non guaisce, dunque non sono i gendarmi, pensai. Tira via, Napoleone, va avanti. — Napoleone obbedi, andò un tratto: poi to! eccolo lì ancora, tra i piedi. Lo tocco; tremava come una foglia. Gli dò un calcio, lo mando, gli è inutile. Allora mi fermai. Altro che gendarmi! Dal fondo della valle, veniva in su una furia di cani. Scagnavano, schiattivano, e i cacciatori con delle voci che parevano fischi, li aizzavano alle poste, li chiamavano con dei nomi dell’anticristo. Eppure è mezzanotte, dicevo tra me, chi può cacciare a quest’ora? Vedevo