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capitolo sesto 247

apparire le vele di una piccola caravella, la qual vista inaspettata fece mandare a vuôto il complotto. La nave si accostò, e lasciò cader l’áncora a poca distanza dal campo di Colombo.


§ IV.


Per ispiegare come giungeva sì tardo il soccorso di Ovando, bisogna risalire all’arrivo dei due messaggeri dell’Ammiraglio ad Hispaniola.

L’assistenza invisibile che aveva favorita la navigazione di Diego Mendez, lo condusse sano e salvo per mezzo a monti pieni di ostacoli e di nemici, fino al governatore generale, il quale visitava allora militarmente la parte centrale degli stati di Xaragua. Con tutto il calore dell’anima sua, il degno capitano espose l’imminenza de’ pericoli corsi dall’Ammiraglio e dagli equipaggi, e non risparmiò parole per indurlo a liberarli incontanente. Ma quantunque Ovando accogliesse cortesemente il capitano del padiglione dell’Ammiraglio, non parve sentire molto addentro ciò ch’ei gli disse: sospettava un qualche malizioso e segreto pensiero in quel naufragio, e pensava che quell’accidente fosse stato preparato dall’Ammiraglio per avere un plausibile pretesto di venire all’Hispaniola1: quindi non prese alcuna immediata risoluzione, e tratteneva Diego Mendez, facendo le mostre di non voler esporlo ai pericoli di un viaggio di settanta leghe a traverso d’un paese sospetto di ribellione; ma, in realtà, affine di togliergli ogni mezzo di comunicare coi pochi partigiani dell’Ammiraglio. Quando il fedele Diego Mendez, tornato caldamente alle sue istanze, ricordava lo stato deplorabile del suo Capo, e offriva di prendere a nolo, co’ propri soldi, una caravella con cui portargli viveri, e ricondurlo in Castiglia, Ovando rispondeva che sicuramente nessuno desiderava più di lui trarlo dal luogo in cui languiva; ma per fare questo bisognavano navi, e, per mala ventura, non ve ne aveva neppur una nei porti dell’isola. E diffatti, da un anno e più

  1. Il P. Charlevoix, Storia di San Domingo, lib. IV.