Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/396

Da Wikisource.
376 libro quarto


E veramente, da più che dieci secoli, la colossale effigie esprimeva in rilievo l’alta pietà che doveva mettere, un giorno, l’antico Mondo in possessione del Nuovo.

Notisi altresì che, dopo la scoperta, le statue di san Cristoforo sono meno colossali e si rimpiccolirono, le sue cappelle scemarono di numero: conservaronsi quelle ch’esistevano; ma di rado se ne costrusser di nuove intitolate al suo nome. Oggimai la gigantesca effigie ha ricevuto la sua spiegazione, si può restituire al Martire siro la palma del suo trionfo, la corona della sua vittoria: ci resta di venerare in lui il martire di Gesù cristo, e probabilmente l’autore e l’occasione della profezia misteriosa che Colombo, rivelatore del globo, fu destinato a compiere.


§ IX.


Andrebbe forte errato chi prendesse a giudicare Cristoforo Colombo come farebbesi a giudicare l’imperatore Enrico III, Luigi XlV, Cromvello o ’l gran Federico.

Colombo non può venire spiegato interamente coi fatti di osservazione, poichè avvenimenti straordinari, ed un concorso di coincidenze maravigliose s’infrappongono alle sue imprese di navigatore, agli atti della sua amministrazione; e perchè la natura del suo spirito e il suo carattere religioso lo fanno piuttosto partecipare del cielo che della terra.

Il contemplatore del Verbo, araldo della croce, liberatore in isperanza del Santo Sepolcro, reca impresso in tutte le sue abitudini il suggello del suo apostolato.

    spalla il piccolo Gesù. ll signor Ferdinando Denis pensa che Juan de la Cosa ha procurato di riprodurre in questa effigie proprio i lineamenti di Cristoforo Colombo. Noi avvisiamo perfettamente d’accordo con lui, e prima di noi così pensava pure l’editore Herrera, perchè nella sua pubblicazione del 1628, il ritratto inciso da Bouttats sembra altro non essere che l’ingrandimento della piccola miniatura del San Cristoforo posta in testa al documento di Juan de la Cosa.