Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/31

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introduzione 23

attendendo all’educazione di alcuni fanciulli di sangue illustre, lo aveva associato ai loro studi. Con istile copioso e insieme elegante, Americo continuò, finiti ch’ebbe i suoi studi, a carteggiare con diversi suoi antichi condiscepoli, divenuti uomini d’alto affare. La descrizione de’ suoi viaggi per nuove regioni da lui mandata al duca Renato di Lorena, a Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici ed al gonfaloniere di Firenze Pietro Soderini, gli acquistò una riputazione grandissima. In una delle sue quattro relazioni, certe espressioni vaghe ed ambigue davano facoltà di credere, che per primo avess’egli veduta la terraferma: ad imporre il nome di Nuovo Mondo a quelle ignote contrade parv’essere stato egli.

Tuttavia, nessuno fino allora aveva dato nome al Continente scoperto da Colombo. Essendo la scoperta stata fatta sotto gli auspici della Croce e pel trionfo della Croce, questa nuova terra veniva generalmente indicata sulle carte, col segno e col nome della Croce. Il qual nuovo Continente fu primieramente chiamato terra della santa Croce o Nuovo Mondo. La celebre edizione della Geografia di Tolomeo, fatta a Roma nella stamperia di Evangelista Tosino, da Marco di Benevento e Giovanni Cotta di Verona, nel 1608, riproduceva un Mappamondo di Ruysch, in cui il nuovo continente era indicato da queste parole Terra sanctæ Crucis, sive Mundus novus. Ma appunto allora la Relazione di Americo Vespucci, già stampata a Vicenza l’anno precedente, veniva ristampata a Milano; e, senza volerlo, la Francia aveva rapito per sempre a Colombo l’onore d’imporre il suo nome a questo Nuovo Mondo di cui era esso il ritrovatore.

Un geografo lorenese, che dimorava a S. Dié ne’ Vosgi, aveva pubblicato sotto lo pseudonimo di Martino Ilylacomilus, un’opera di cosmografia, seguita dalle quattro Relazioni de’ viaggi di Americo Vespucci. Questo scritto intitolato Introduzione alla Cosmografia, compilato a S. Dié, stampato primamente in questa città nel 1507, e ristampato a Strasburgo nel 1509, era dedicato all’imperatore Massimiliano. L’autore Martino Waldsemüller, non vi nominava, neppure una volta, Cristoforo Colombo, e pareva non sospettasse tampoco che un tale uomo fosse vissuto: attribuiva apertamente la scoperta del nuovo continente al genio