Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/323

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spedizione, ecc. ecc., spero che quest’opera mi frutti seimila lire... Il teatro per il mio impiego non è articolo di lusso; e poi, volendo, in questo paese, veder la sera qualche suo amico o protettore, non vi è altro sito che il teatro... Sono stato costretto a prender lezione di tedesco dal mese di febbraio in qua... XLV. — Di Melchiorre Cesarotti. — Padova, 29 giugno 1804. — È veramente strano che io abbia indugiato cotanto a rendervi conto della vostra opera, ma lo è forse piú che dopo tanto tempo io non sia ancora in caso di darvene un esatto e fondato giudizio. La causa di questo fenomeno sta nei miei occhi, ragguagliati alla stampa del libro. Senza essere questa minutissima, affaticò per modo la mia facoltá visiva, giá sensibilmente indebolita, che non fu mai possibile di leggerne di séguito né senza stento piú di due pagine. Quindi interruzioni e intervalli, resi poi sempre piú lunghi dall’altre mie occupazioni; indi nuove riprese, ugualmente faticose ed interrotte. La conclusione è che io debbo confessare che la vostra opera fu da me piuttosto scorsa che letta, piuttosto assaggiata che esaminata. Io non posso perciò che accennarvi l’impressione che lasciò sopra di me quella lettura superficiale ed informe, senza garantirvene l’aggiustatezza. — Io distinguo nella vostra opera le cose e il modo di esporle. Quanto al primo articolo, io ci trovo moltissimo merito e d’un genere superiore al comune: ricchezza d’erudizione, soliditá di dottrina, finezza d’ingegno, sopra tutto la morale del cittadino virtuoso e la politica del saggio onesto, ben diversa dai sogni e deliri di tanti filosofanti del secolo. Si vede in voi un degno cittadino ed alunno del nostro Vico, ch’io venero come un genio originale e professore d’alta sapienza. Ma, quanto al modo di esporre le cose, non so esserne ugualmente contento. Il titolo sembrava promettere un’orditura diversa. Non vi apparisce né disegno né azione né unitá. I vostri viaggiatori non sembrano essere andati in Italia che per discorrere, e l’opera poteva piú direttamente intitolarsi Ragionamenti sull’antica filosofia italica. Gl’interlocutori non hanno caratteri distinti. Si sarebbe creduto che Platone dovesse essere il protagonista, e si vede con sorpresa che egli figura in questo circolo meno degli altri. Si aspettava, perché pareva promesso, un po’ d’intreccio d’amore platonico con una pittagorica, e dopo il primo cenno non se ne parla piú. Non si sa bene se queste siano conversazioni o lettere, e rare volte vi si scorge una