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340 rapporto al cittadino carnot

di tutti gli altri, hanno sparso con maggior impegno il veleno della religione, menando l’errore e la miseria colla schiavitú.

Se ne contano pochi, i quali, disertandosi dalle loro coorti, hanno battuto un altro sentiero, hanno combattuto a favore della specie, impugnando le armi della filosofia contro gli apostoli del fanatismo. Nel numero di cotesti esseri benefici si deve arrollare il celebre Francesco Conforti. Questi era un prete, il quale, elevato sulla cima delle conoscenze umane, ha predicato con istancabil fermezza il vangelo della ragione. Riempito di pene all’aspetto dell’infelicitá universale, ha fatto continui sforzi onde chiuderne la sorgente, ch’è riposta nell’ignoranza e nell’errore. Tal era il suo voto e ’1 suo oggetto fisso.

Nella pubblica cattedra, sviluppando la storia de’ concili, de’ canoni, mostrava agli occhi di tutti il monumento delle usurpazioni, de’ delitti, delle ingiustizie de’ pontefici. Colla fiaccola della critica e dell’erudizione, dileguando le tenebre che covrono la faccia de’ secoli, mostrava come il vecchio mondo è stato incatenato dalle barbare istituzioni della corte di Roma, e come il nuovo è stato coverto dalle ossa di cinque in sei milioni di uomini.

Nello studio privato, insegnando il gius di natura e ’l gius civile, mentre analizzava i diritti primitivi dell’uomo ed i precetti della legislatrice dell’universo, la natura, esponeva l’informe ammasso di tanti stabilimenti di principi ora umani, ora crudeli, ora rischiarati, ora barbari, che, malgrado la contrarietá degl’interessi, degli usi e de’ governi, servono ancora di norma a gran parte dell’Europa. La maniera, con cui estrinsecava le sue sublim’idee, era ammirabile, giacché la sua eloquenza incantatrice veniv’accompagnata da un tuono di voce il piú piacevole, per cui il concorso della gioventú era immenso. Il di lui cuore, essendo inaccessibile all’interesse quando si trattava di diffondere i lumi, facea sí che le porte del suo ginnasio non erano mai chiuse all’indigenza.

Nella famosa quistione se il regno di Napoli dovesse essere considerato un feudo pontificio, Conforti, come teologo della corte, fu destinato a rispondere alla controversia. Sicch’egli con argomenti incontrastabili ne sostenne l’indipendenza; e, confutando le ridicole pretensioni della corte di Roma, mostrò destramente le occulte fondamenta della libertá nazionale. Cosí, mentre con una mano abbatté il mostro religioso, coll’altra ferí il dispotismo politico.

Conforti ha dato fuori molte produzioni, le quali annunziano un ingegno elevato e profondo; ma l’opera che piú l’onora è