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42 novembre

IL PRIMO DELLA CLASSE.


25, venerdì.

Garrone s’attira l’affetto di tutti; Derossi, l’ammirazione. Ha preso la prima medaglia, sarà sempre il primo anche quest’anno, nessuno può competer con lui, tutti riconoscono la sua superiorità in tutte le materie. È il primo in aritmetica, in grammatica, in composizione, in disegno, capisce ogni cosa a volo, ha una memoria meravigliosa, riesce in tutto senza sforzo, pare che lo studio sia un gioco per lui. Il maestro gli disse ieri: - Hai avuto dei grandi doni da Dio, non hai altro da fare che non sciuparli. - E per di più è grande, bello, con una gran corona di riccioli biondi, lesto che salta un banco appoggiandovi una mano su; e sa già tirare di scherma. Ha dodici anni, è figliuolo d’un negoziante, va sempre vestito di turchino con dei bottoni dorati, sempre vivo, allegro, grazioso con tutti, e aiuta quanti può all’esame, e nessuno ha mai osato fargli uno sgarbo o dirgli una brutta parola. Nobis e Franti soltanto lo guardano per traverso e Votini schizza invidia dagli occhi; ma egli non se n’accorge neppure. Tutti gli sorridono e lo pigliano per una mano o per un braccio quando va attorno a raccogliere i lavori, con quella sua maniera graziosa. Egli regala dei giornali illustrati, dei disegni, tutto quello che a casa regalano a lui, ha fatto per il Calabrese una piccola carta geografica delle Calabrie; e dà tutto ridendo, senza badarci, come un gran signore, senza predilezioni per alcuno. È impossibile non invidiarlo,