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248 Cuore infermo

tentata. L’assaliva una pena straordinaria di quanto avrebbe potuto succedere; si chiedeva come avesse potuto arrischiare tanto. E Beatrice sola l’aveva salvata!

— Perdonami, perdonami! — esclamò, accostandosele e cercando di baciarla.

Ma le sue labbra toccarono una guancia ardente bagnata da calde lagrime.

— Tu piangi, Beatrice, tu piangi? E perchè?

— Piango perchè sono anch’io una donna debole e disgraziata.

Amalia rimase spaventata addirittura. Aveva sempre considerata Beatrice come l’immagine della forza e del coraggio. Non l’aveva mai vista piangere.



L’indomani mattina, mentre Beatrice Sangiorgio si svegliava, mentre era sola, il suo cuore cominciò a scherzare. I suoi battiti crebbero, crebbero; esso si gonfiava come se volesse spezzarsi, pel sangue tumultuoso che vi si precipitava; ella non poteva più misurarne i palpiti. Poi decrebbero lentamente, divennero piccini, scarsi, ineguali; il volto era terreo, il respiro affannoso, le mani gonfie; le parve di morire, senza poter chiedere aiuto. Ma dopo una mezz’ora ella era rimessa. Tutto si era quietato, anche il cuore.