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Pagina:D'Annunzio - Isaotta Guttadauro, 1886.djvu/43

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Il libro d’Isaotta 37


Ma le belle traevansi in disparte.
Venivan quindi per eguali torme
di sette; e digradando in lungo ad arte
imitare volean l’ìmpari forme
de ’l flauto che il dio Pan seguendo l’orme
di Siringa construsse in su ’l Ladone.
Come le canne, l’agili persone
tutte vibravano, a la danza intese.

Ogni torma correa verso l’eletto.
Ad una ad una le bocche fragranti,
le bocche dolci più che miel d’Imetto,
egli baciava, splendido in sembianti.
Fuggìa la torma, ed ecco l’altra avanti.
E svolgeasi così, lungo i roseti,
la danza; mentre li èmuli poeti
a tal vista fremean nuove contese.

Oh fontana d’Elai, dove son l’acque
che un dì fluiron per sì larga vena?
Dov’è il murmure tuo che tanto piacque
a ’l mite Astìoco e a Brisenna serena?
Cadde una notte ne ’l tuo sen la piena
Luna, divelta per forza di carmi.
S’infransero a ’l tremore orrido i marmi,
e fumaron stridendo l’acque incese.