Pagina:D'Annunzio - L'orto e la prora.djvu/42

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38 Il giogo



E nulla più, veramente,
50a me parve ch’esistesse.
E quelle voci sommesse
tacquero. Ne la mia mente


non balenò che un pensiero
su l’anima sbigottita.
55Da quell’attimo la vita
non ebbe che un sol mistero.


Ella così pose il giogo
a l’artefice superbo.
Ed ella non disse verbo.
60Splendeva come in un rogo.