Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/198

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DELLE LAUDI - LIBRO


La foce ingombra di tritume negro
odorava di sale e di ginepro.

Seguitai l’orma esigua, come bracco
10che tracci e fiuti il baio capriuolo.
Giunsi al canneto e mi scontrai col riccio.

Livido si fuggì pel folto il biacco.
Si levarono due tre quattro a volo
migliarini già tinti di gialliccio.

15Vidi un che bianco; e un velo era dell’alba.
Per guatar l’alba dismarrii la traccia.


a mezzodì.
A mezzodì scopersi tra le canne
del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nericiglia, sorella di Siringa.

L’ebbi su’ miei ginocchi di silvano;
5e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’orìgano e la menta.

Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
pioggia d’agosto calda come sangue.

10Fremere udimmo nelle arsicce crete
le mille bocche della nostra sete.


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