Pagina:D'Annunzio - Laudi, III.djvu/255

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TERZO - ALCIONE


Tratta gli fui di dosso umida e floscia.
Pelo e carniccio poi tolsemi il ferro.
Ghianda di gallonèa, scorza di cerro
20fecermi bona concia nella troscia.

Rasciutta nelle cieche stìe, premuta
dai macigni, distesa dall’orbello,
per sorte un dì cucita fui bel bello
con fil d’accia da femmina saputa.

25Otre divenni e principe degli otri
obeso appresso i pozzi e le cisterne.
Acqua di cieli, acqua di fonti eterne
contenni, acqua di rivoli e di botri,

dolci acque e fresche ma di odor caprigno
30sapide tuttavia, sì che talvolta
le femmine entro me chiusero molta
menta e il seme dell’ànace fortigno.

O uomo, l’otre invidia le tue seti!
Pianure arsicce, livide petraie,
35pigre maremme febbricose, ghiaie
e sabbie in foco per deserti greti,


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