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notturno 317


La nube grassa del fumo ingoia le fiamme discoste.

L’agrore della resina mi morde la gola.

Il rombo cresce, mi percote, m’assorda.

Dall’intimo un canto mi scoppia a contrasto quando fra tronco e tronco subitamente appariscono le fiamme vive.

Bellezza del fuoco, mi sei più nuova della primavera, ogni volta.


La moltitudine delle fiamme è schierata in campo, dinanzi a me, come un esercito impenetrabile.

Sopra la stroscia della ragia, sopra il friggìo della resina, sopra gli schianti e gli scoppii, cantano.

Sono schierate in una linea sola che s’avanza, voracissimamente.

Mi mangiano gli occhi, mi mangiano la faccia.

Sono di colore aranciato, che riceve a quando a quando una mesco-