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notturno 433


Mi piace la passione di questo squisito violoncellista addetto all’artiglieria pesante, che sente ed esprime con questa intensità quasi lirica la vita delle cose viventi.

Dice: «Non c'era un violoncello sordino, da studio. M’è venuto in mente di costruirne uno, con una strettissima cassa armonica adatta all’estensione della cordiera. Per caso n’è nato uno strumento nuovo, che ha un suono delizioso di corno inglese, ottimo per le arie di danza».

Gli dico: «Chiamiamolo l’alberghina».

Egli va a prendere la sua alberghina. Torna. E mi suona una giga, una corrente, una gagliarda.

A mezzo della gagliarda udiamo l’ululo lùgubre della sirena seguìto dal colpo di cannone.

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