Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/163

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agevolmente che la caritá e la prudenza m’insegnarono a passar varie cose sotto silenzio, che dopo di me forse si pubblicheranno da qualch’altra mano. Sappi frattanto che tutto quello, che scrissi o che scriverò all’avvenire in questi volumetti, se non ha o non avrá altro pregio od altro ornamento, ha ed avrá quello della piú perfetta e incontrastabile veritá. Quanto a colui, pereat memoria eius cum sonitu.

Scorpius atque canis me in cassutn laedere tentoni; navi sine dente canis, sine acumine scorpio caudae. E questo sia suggel, che il mondo sganni. Pag. 73, riga 3: «generosamente premiato». Darò un breve saggio di questo lavoro che, non essendo che una traduzione, non credo a proposito di ripubblicar per intero. La densa notte, che in suo cupo orrore avea tant’anni giá celato il vero, bel desio di cantar m’invoglia in core. Come i titoli pria chiari ’impero e di baroni il dritto ebbero i nostri, di ricordar, cantando, è il mio pensiero. O Musa, tu, che con purgati inchiostri chiedi che teco alterni versi io canti, fa’ che il vero al tuo vate oggi si mostri. Con fallaci menzogne al ver sembianti ingannar non intendo: a limpid’onde berrá chi ascolta i miei veraci canti. Canto gli onor delle sonziache sponde, gli onor che in pace un tempo ebbero e in guerra, e stelle canto a nulle altre seconde. Benché angusto confin cinge e rinserra questa, cui lambe il piede il Sonzio e bagna con l’obblique acque sue, fertile terra, la gloria di sue genti antiqua e magna in lungo ordine splende, e vanno altère per vera nobiltá che le accompagna.