Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/69

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che, dopo essersi aperta la strada al mio core compassionevole colle solite armi dell’ipocrita e dell’adulatore, terminarono la burletta gridando: — Martira, martira! — e sputandomi in faccia quel sangue che artifiziosamente succhiarono dalle mie vene.

Il racconto però di tali faccende non contenendo in sé niente di «gaio e di bello», come saggiamente fu detto, o non ne parlerò affatto affatto in queste Memorie, per non infastidire il lettore, o ne parlerò solamente quando l’ignoranza de’fatti e la forza della calunnia, avvalorata dal mio silenzio, coprir potrebbe d’equivoche ombre la luce della veritá o la purezza dell’onor mio, quem nemíní dabo. Parlerò invece, tanto per mio conforto che per quello di chi mi legge, de’ pochi buoni, fedeli e onorati amici che colla loro costante benevolenza e cordialitá consolano la mia cadente vecchiezza, compensandomi abbondantemente di tutti i disgusti sofferti e dei torti fattimi da’ miei ingiusti persecutori, e facendomi ancora amar gli uomini. Terrá un loco eminente tra questi, dopo gli altri miei vecchi amici, un giovine fiorentino, che, stato essendomi casualmente presentato da un mio vicino, e piacendomi il suo gentil tratto, le sue maniere garbate, le non equivoche apparenze d’uno spirito coltivato e adorno, per giunta, della soavitá d’un labbro fiorentino, osai pregarlo di stare meco per qualche giorno, sperando di obbliare o almeno d’alleggerire per la sua dolce conversazione le angosce in cui immersa era a que’ tempi la mia famiglia per l’immatura morte di tale che n’era il piú leggiadro ornamento, e che m’astengo di nominare per non rinnuovarne il dolore infando ne’ suoi. Nominerò invece, per mio e altrui refrigerio, il gentile personaggio che finor tacqui e che il curioso lettore desidera giá di conoscere. Era questi il signor dottor Giuseppe Gherardi, fratello di quel bravo signor Donato, che insegnò per vari anni la bella pronunzia toscana e la puritá della sua nativa lingua a Cambridge e a Boston, com’or la insegna a Northampton, e che, onorandomi della sua amicizia, accrebbe in me il desiderio d’offerir l’ospitalitá al fratello viaggiatore. Dopo alcuni rifiuti, per veritá naturali alla delicatezza