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4. i nodi della memoria: gli incas

vano gelosamente antichi quipu a carattere storico e sono in grado di interpretarli, ma non rivelano a nessuno la chiave di lettura, meno che mai ai bianchi (18a).

“I conti di quelle popolazioni del Perù non erano pitture, come quelli della Nuova Spagna [America centrale] e neppure come i nostri, perché entrambi i modi sarebbero troppo facili, ma di un altro genere, più di tutto memorabile e ammirevole, cioè di certi nodi in certe cordicelle di lana e cotone. Alcune cordicelle sono bianche, altre nere, altre verdi, altre gialle e altre rosse. Su di esse fanno dei nodi, alcuni grandi e alcuni piccoli, come nel cordone di San Francesco, per unità, decine, centinaia e migliaia, per cui si intendono molto più facilmente che noi con i nostri conti di algoritmo e delle tavole... Di questi cordoncini pieni di nodi hanno i loro mucchi così grandi e numerosi, da avere case intere piene, dove sanno e conservano il ricordo delle loro antichità: cosa degnissima a vedersi e udirsi e più che ammirabile a sapersi” (17b).

I quipu sono utilizzati non solo dall’amministrazione centrale, ma anche da quella periferica. I responsabili di ogni provincia se ne servono per tenere il conto di tutto il materiale custodito nei depositi statali (derrate, vestiario, armi), ma anche per il censimento della popolazione, la quale è classificata per attività lavorativa, età, sesso, nascite, morti, ecc. È verosimile pensare che i quipu di carattere amministrativo redatti nelle varie province siano inviati alla capitale insieme a un relatore che spieghi il senso dei nodi e tutte le altre cose che i nodi non possono esprimere.

L’arte dei nodi è molto importante. Nella scuola di Cuzco, riservata a tutti coloro che vogliono accedere alle più alte cariche dello stato, si dedica un intero anno (il terzo) allo studio del significato delle cordicelle.

Sebbene non possiedano la scrittura, gli Incas sanno ben contare e rappresentare simbolicamente i risul-