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la signora fiamma 95


«Cosa?» diss’egli. «Non sapete che c’è in casa una signora ammalata?

«È ben sempre un po’ sottosopra anche quella pittora lì, ma di altre signore non ce n’è. Se però non è arrivata ieri. L’altro dì sono stata là io tutto il giorno a lavorare nell’orto.

La donna aveva un’aperta faccia onesta e la voce della sincerità.

«Va bene» disse Cortis, pallido. «Andate pure.

Suonò al cancello. L’uscio del salotto fu aperto a mezzo e richiuso subito. Nessuno comparve.

Cortis suonò una seconda, una terza volta, sempre più forte, sempre inutilmente.

Un contadino che passava si fermò a guardare.

«Può ben tirar giù il campanello» diss’egli, «se non vogliono aprire. Succede sempre così con quei malpaga lì.

«Conoscete questa gente?» domandò Cortis.

Colui rispose che conosceva benissimo la signora che lavorava di pittura. Era sola, aveva l’aria di una strega e non pagava nessuno.

Cortis suonò per la quarta volta. Finalmente la cameriera venne ad aprire.

«Non son che sett’ore» diss’ella: «eravamo a letto.

Egli entrò senza rispondere, e la guardò in modo tale che colei allibì, e perdette le parole.

«La vostra padrona?» diss’egli. «La vostra padrona? Su, perchè mi guardate? Perchè non rispondete? È a letto? Bene, le debbo parlare. Venite qua» esclamò poi che la donna si fu allontanata. «Come sta l’altra signora?

Colei gli lesse negli occhi, incominciò: