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mangiapreti Zirisèla disse, alludendo al silenzio dell’arciprete, che aveva le proprie idee, ma che quando certa gente taceva, a lui gli veniva voglia di gridare: «Viva il dottor Daniele, per Giove! Viva il nostro deputato!

«Io non taccio un corno, per tacere» esclamò don Bortolo, «ma... dico... contessa... se la vuol che si faccia questo brindisi... non so se mi spiego.

«Eh mi pare!» gridò Lao dalla sala.

«Bravo conte! Lei mi capisce per aria, lei! Capo d’un conte! Un bicchieretto solo.

Tutti furono addosso a quell’indiscreto di cappellano.

«Eccoli!» diss’egli gridando più forte di loro. «Son beati, capisce, contessa? E mi strapazzano!

Lao comparve sulla porta con la stecca in mano.

«È questa la musica» diss’egli «che si fa stasera?

«Avanti, avanti, baronessa!» disse il senatore Clenezzi.

Elena gli fece un gesto supplichevole, ma inutilmente. Il senatore insistette. Ella si avvicinò a Cortis, gli disse piano: «Salvami, non posso.

Cortis chiamò Lao ch’era ancora sulla porta.

«Comincia tu» diss’egli.

«Io? Bravo!» rispose Lao, girando sui talloni.

Cortis si rivolse alla signorina Zirisèla che si scusava tutta tremante, sapeva poco, era fuori d’esercizio. Per fortuna il papà di Zirisèla intervenne col suo vocione burbero di comando.

Incominciato il supplizio della signorina, Cortis chiese sottovoce ad Elena cos’avesse, perchè non potesse suonare.