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il canapè. Il campanello chiamò furiosamente, lontano. Saturno saltò sulla porta, abbaiò alla notte.

"Cosa diavolo vuol fare?" disse Grigiolo, fra sè.

Il domestico venne subito.

«Un tavolino davanti al signore» disse Cortis. «Due candele, carta e calamaio.

«Ma...» osservò Grigiolo guardando ancora l’orologio. «Sono le dodici e mezzo passate.

«Io non dormo, stanotte» interruppe l’altro asciutto.

«Va benissimo; ma...

«Due candele, carta e calamaio» ripetè Cortis al domestico, vedendolo venire con il tavolino.

Grigiolo ammutolì. Il domestico, grave come un ministro, portò quanto gli era stato ordinato, accese le candele, e, a un cenno del suo padrone, se ne andò.

«Debbo scrivere una lettera politica, stanotte» disse Cortis. «Privata però, sa. La creo mio segretario. Quanti hanni ha?

«Ventisette.

«Io ne ho trentadue. Ça va. Scriva.

«Caro amico.» Questo amico è un ex deputato di destra, un dotto, un animale a citazioni che non può muoversi perchè ha ingoiati troppi libri. Mi ha offerto l’aiuto pubblico dell’Associazione Costituzionale centrale.

Grigiolo scrisse dolcemente, alzò il viso, e ripetè «caro amico.»

«Ti ringrazio» seguitò Cortis, dettando, «ma siccome io considero la mia candidatura come assicurata...

«Eh» brontolò Grigiolo, scrivendo «avendo dalla Sua il rettore del collegio, capisco. Assicurata.

Cortis alzò la voce:

«... anche senza influenze esterne... (scusi, sa) così...