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fra le rose 55


Elena si gettò in una poltrona, si pose a leggere Châteaubriand.

«Accidenti ai libri!» esclamò il barone. «Favorisci di stare attenta. Ti dico che così non si può partire.

«Ma se non so nulla, se non capisco nulla! Perchè così non si può partire?

«Già? Quella vive a quindici mila metri sopra le nuvole. Crederesti che io fossi venuto per divertirmi in questo ladro paese di reumi, dove si gela, santo diavolo, in giugno, e piove seicento e sessantasei volte il giorno? Non ci sono neanche venuto, sai, per il gusto di dormire in un dannato guscio di noce come quello lì, con i piedi fuor dell’uscio. Questo lo sai, eh?

«Se non lo sapessi l’avrei indovinato.

«Non occorre tanta finezza. Te l’ho detto.

«E poi?

«E poi...

Il barone abbassò la voce per dire con una imprecazione oscena che non aveva ottenuto niente di quanto voleva.

«È per questo che mi aspettavi?» disse Elena alzandosi e afferrando la maniglia dell’uscio della sua camera.

«E per che diavolo vuoi che sia?

«Ma c’entro io in questo?

«A spendere, Dio santo, c’entri bene, eh?

Elena sapeva perfettamente per quali occulte vie partissero i denari di suo marito, ma sdegnò di rispondere e disse solo:

«E perciò?

«E perciò se quel mastino di tuo zio...

Elena in un lampo scomparve nella sua camera: