Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/129

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il figlio del reggimento. 121

o lento e svogliato rasciugava colla falda del cappotto le armi. E intanto la strada formicolava di soldati che si avviavano verso Cerlungo; molti, guardando di qua e di là con un viso tra l’attonito e il disgustato, passavan oltre; altri si fermavano accanto al muro, gettavano trascuratamente lo zaino a terra e vi si lasciavan cadere su con una specie d’inanimato abbandono; di tratto in tratto qualcuno di que’ che giacevano, appuntellando i gomiti in terra, si levava con grande sforzo in piedi, e il primo soldato del suo reggimento che gli venisse fatto di veder passare, con quello s’accozzava e si rimetteva in cammino. Alle porte delle poche botteghe ch’erano aperte, un continuo affacciarsi di soldati, a tre, a sette, a dieci alla volta, e un chiedere insistente se vi fosse qualcosa da mangiare, ch’essi l’avrebbero pagato, s’intende, e tendevan le braccia e allargavan le mani per far vedere i quattrini. — No, giovanotti, — rispondeva dal fondo della bottega una voce tutta pietosa, — mi rincresce, non c’è più niente. — A un’altra bottega dunque; niente neanco a questa; via, ad un altra; lo stesso. E via così. Passando dinanzi a certe tane di caffè, si vedevano molti ufficiali dormire colle braccia incrociate sul tavolino e la testa appoggiata sulle braccia; sopra ogni tavolino tre o quattro teste, e in mezzo bicchieri e bottiglie e tozzi di pane sbocconcellati. Qualcuno, la testa abbandonata sulla mano, guardava nella via coll’occhio fisso e stralunato; erano faccie triste, pallide, stravolte come dopo una malattia. Il caffettiere, ritto in fondo alla bottega, colle braccia incrociate sul petto, stava osservando gli uni e gli altri, tacito e pensieroso. Gli sbocchi delle vie laterali erano ingombri di carri e di cavalli, intorno ai quali si affaccendavano in silenzio alla rinfusa soldati del treno e carrettieri borghesi. Intanto passavano per la strada principale alcune batterie di artiglieria; quell’an-