Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/276

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268 il mutilato.

nuto si sentiva irresistibilmente sforzato a torcer la testa all’indietro, con grave incomodo di tutta la persona. Riprese la posizione di prima. E, gettando gli occhi a destra e a sinistra della via, scorse, poco lontano, una gran quercia col tronco spaccato nel mezzo, e i rami folti e frondosi, sotto la quale v’era un’assicella sorretta da due pietre a uso di sedile; fissò lo sguardo su quel sedile, si toccò con una mano la fronte come per accennare a se stesso il sorgere improvviso d’un ricordo; gli occhi gli sfavillarono, le gote gli si colorarono di fiamma, giunse violentemente le mani incrocicchiando le dita, e, sempre tenendo lo sguardo immobile là, andava abbassando e sollevando continuamente la testa, come per dire di sì a tutte le ricordanze che gli si andavano risvegliando, l’una chiamata dall’altra: di sì, di sì, che gli era proprio quello il sito dov’egli era venuto una sera, con lei, malgrado l’ammonimento della madre: Non v’allontanate di troppo! Ed ella non ci voleva venire, chè gli era un dilungarsi sconvenientemente da casa, e poi a quell’ora, a sera avanzata, sola con lui! Ma, Dio buono, ei l’aveva tanto pregata, e il cielo era così limpido, e l’aria così tepida, e tutta la campagna così odorosa, che le era stato forza cedere e venire, ed era venuta. E s’eran seduti là, su quell’assicella, e s’erano scambiate poche parole; ma rapide, accese, tremanti; ed egli aveva cercato la mano di lei, che, impaurita dal pensiero del trovarsi sola con quegli che amava, aveva stretto il pugno e lo ritraeva con gentile violenza, ed egli aveva dovuto vincerne le dita uno per uno, e mentre riusciva a stendere il secondo, si ripiegava il primo, finchè la manina indolenzita si schiuse, e fu sua... Rapito nella ricordanza di quella sera beata, il povero mutilato, per un’allucinazione in cui ci fa cadere fre-