Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/181

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madrid. 175


a un corridoio, dal quale si slancian nell'arena; si va a vedere l'Infermeria dove son trasportati i toreros feriti; una volta c'era da veder pure una Cappella, nella quale celebravasi la messa durante il combattimento, e i toreros andavano a pregare prima d'affrontare la belva; si va presso la porta principale d'entrata, dove sono esposte le banderillas che saranno confitte nel collo ai tori, e dove si vede una folla di toreros vecchi, quale storpio, quale senza un braccio, quale colle stampelle, e di toreros giovani, che non sono ancora ammessi agli onori del Circo di Madrid; si compra un numero del giornale il Buletin de los Toros che promette meraviglie per la funcion del giorno; ci si fa dare dai custodi il programma dello spettacolo, e un fogliolino stampato, diviso in colonne, per notarvi i colpi di picca, le stoccate, le cadute, le ferite; si gira per gl'interminabili corridoi e le interminabili scale in mezzo a una folla che va e viene, sale e scende gridando e strepitando, da far tremar l'edifizio; e finalmente si ritorna al proprio posto.

Il Circo è pieno zeppo ed offre uno spettacolo del quale è impossibile, a chi non l'abbia visto, di formarsi un'immagine; è un mare di teste, di cappelli, di ventagli, di mani che s'agitano in aria; dalla parte dell'ombra, dove sono i signori, tutto nero; dalla parte del sole, dov'è il basso popolo, mille colori vivissimi di vestiti, di ombrellini, di ventagli di carta, un'immensa mascherata; non c'è più posto per un bambino; la folla è compatta come una