Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/229

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madrid. 223


temente il vostro pensiero alla vastità, ai recessi ignoti, alla solitudine dell'edifizio, e non vi lascia luogo al diletto dell'ammirazione. L'aspetto di quella chiesa vi desta un senso inesprimibile di inquietudine. Voi indovinereste, quando non lo sapeste altrimenti, che intorno a quelle mura, per un grande spazio, non v'è che granito, oscurità e silenzio; senza vedere lo smisurato edifizio, lo sentite; sentite che vi trovate in mezzo a una città disabitata; vorreste affrettare il passo per vederla presto, per liberarvi dall'incubo di quel mistero, per cercare, se in qualche parte vi fosse, la luce viva, il rumore, la vita.

Dalla chiesa, per parecchie stanze nude e fredde, si va nella sacrestia, un'ampia sala a volta, nella quale tutta una parete è occupata da armadi di legni svariati e finissimi, che racchiudono gli ornamenti sacri; la parete opposta, da una serie di quadri del Ribera, del Giordano, del Zurbaran, del Tintoretto e d'altri pittori italiani e spagnuoli; e in fondo il famoso altare della Santa forma col celeberrimo quadro del povero Claudio Coello, che morì di crepacuore per la chiamata di Luca Giordano all'Escuriale. L'effetto di questo quadro è veramente superiore ad ogni immaginazione. Rappresenta, con figure di grandezza naturale, la processione che si fece per collocare in quel medesimo luogo la Santa forma; vi è ritratta appunto quella sacrestia, e l'altare; il priore inginocchiato sulla gradinata, colla custodia e l'ostia sacra nelle mani; intorno a lui i diaconi;