Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/338

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320 capitolo xvii.

Rivide il suo vecchio amico Michelangelo Caetani, di cui era stato padrino nel duello, che questi ebbe nel 1848 col principe di Canino. Andò a rivedere in casa del duca di Poli il gran quadro da lui dipinto in occasione del matrimonio della duchessa Anna Sforza Cesarini col duca Marino Torlonia; quadro che rappresenta Muzio Attendolo nell’atto che scaglia la zappa contro la quercia, e per il quale gli erano stati pagati duemila scudi. Il D’Azeglio fu quasi sempre in compagnia del dottor Diomede Pantaleoni, e con lui andò a passare una sera dal Cartwright, che abitava al palazzo Lovatti, il quale di quella visita serba tuttora grato ricordo. Erano inoltre a Roma, in quei giorni, il marchese Cesare Alfieri di Sostegno, presidente del Senato in Piemonte, e il marchese Gustavo di Cavour, venuti a visitare la rispettiva nuora e figlia, marchesa Giuseppina, maritata al giovane Carlo Alfieri di Magliano. Il marchese Cesare aveva chiesto udienza al Papa, ma non l’ottenne per la sua qualità di presidente del Senato subalpino; ma l’ebbe invece il marchese Gustavo di Cavour, al quale Pio IX disse in tono scherzevole: Se io avessi suo fratello per mio ministro, non mi troverei in questi imbarazzi, alludendo con ciò alle agitazioni, che rispuntavano nell’Emilia e nella Romagna, per la guerra ritenuta imminente. Il conte Della Minerva, ministro sardo, che frequentava gli Alfieri, fece loro conoscere David Silvagni, cancelliere della legazione. E fu per tale conoscenza che il Silvagni più tardi entrò in relazione col conte di Cavour.


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Era tornato nel gennaio il granduca di Toscana con la granduchessa e famiglia, diretti a Napoli, per assistere al matrimonio del duca di Calabria: e il venti di quel mese arrivarono pure il duca Giorgio di Meklemburg-Strelitz, e la duchessa Caterina di Russia sua consorte; il Re, la Regina e il principe Alberto di Prussia, i quali erano stati preceduti dall’ex regina Maria Cristina di Spagna e dal principe di Assia. Il 9 febbraio fu dato dal generale Goyon un gran ballo a ottocento invitati; e il primo marzo un altro gran ballo fu dato al palazzo Colonna dall’ambasciatore di Francia duca di Gramont, e al quale intervennero Maria Cristina e la sua corte, il duca e la duchessa di Meklem-