Pagina:De Gubernatis Galateo insegnato alle fanciulle.djvu/39

Da Wikisource.

37

LEZIONE VIII.

Sensibilità.

Dotati d’un’anima impressionabile e d’un sistema nervoso perfetto, allorchè non siamo o paralitici od affatto stupidi, egli è impossibile non essere sensibili al bene, al male fisico e morale, nostro ed altrui. Ma questa sensibilità, che l’educazione raffina, nobilita ed ingentilisce, non deve mai eccedere, nè venir guidata dall’egoismo.

Male intendono i giusti limiti della sensibilità quelle fanciulle che si fanno un vanto di non reggere la vista d’un infermo tormentato d’acuti dolori o da ferite e da piaghe; che si svengono al racconto d’un’operazione chirurgica; che fuggono spaventate e strillano all’avvicinarsi d’una vespa, d’un bruco, d’un topo; che tremano e piangono al minimo male fisico; che impallidiscono, si turano le orecchie e chiudono gli occhi per sottrarsi al rombo del tuono e alla rapida e vivace luce del lampo; che amano una bestia più del prossimo; che si commuovono di gioia, si mostrano entusiaste alla semplice promessa d’un bell’abito, d’una festa ecc., o s’offendono, s’adirano, s’imbronciano per la minima causa.

Ortensia era appunto una di queste. Ella vantavasi di essere sensibilissima. Fuggiva l’altrui sventura, perchè troppo la commoveva; piangeva per un nonnulla e tutto urtava in un modo o nell’altro il suo sistema nervoso. In carrozza non