Pagina:De Gubernatis Galateo insegnato alle fanciulle.djvu/9

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curosa dei riguardi che devi a chicchessia, di quelli che li pare dover da altri pretendere, facilmente tu riuscirai a farti giudicare buona, gentile, ed a conciliarti l’amore e la stima degli onesti e dei saggi. Abbi sempre in mente che il vivere pel bene altrui è la migliore strada per procurarci soavi e sante consolazioni.

Enrico IV, re di Francia diceva che il più bel giorno della sua vita era quello, nel quale poteva fare un maggior numero di felici.

LEZIONE II.

Noncuranza e sguaiatezza.

Vi sono, cara mia, fanciulle non cattive, le quali però non sono amate, nè desiderate, perchè non riflettono abbastanza su ciò che dicono e fanno e, senza volere, offendono, o non si accorgono, che nelle loro maniere di comportarsi, danno molestia o disgusto a chi le avvicina.

Eufrosina, a mo’ d’esempio, era di siffatto genere.

Troppo ciarlava ed a voce alta, la qual cosa infastidiva gli astanti. Spesso interrompeva i discorsi altrui per fare domande indiscrete ed insulse, o permettevasi di dare il suo parere su tutto, d’insolentire, d’intromettersi in quistioni superiori alla sua intelligenza o disdicevoli ad una fanciulletta di poca età, la quale deve mostrarsi riservata, modesta, tranquilla.