Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/492

Da Wikisource.

— 482 —


— Che lettera?

— L’ho vista, l’ho letta io.... una lettera....

Beatrice raccolse il pensiero a riflettere.

— Una lettera con cui lei invitava Palmira alle Cascine ad assistere al suo matrimonio per stamattina.

— Non è possibile, caro lei.

— Ah! non è possibile?

Secco, come se le forze lo abbandonassero del tutto, discese all’indietro il gradino e piombò sulle gambe, alzando le braccia grosse, congiungendo i due pugni collo sforzo di chi si attacca a una gronda e fa leva sui muscoli per non cadere dall’altezza di un tetto.

Beatrice, non ancora vicina all’idea che dava al signor Pardi un’aria così stravolta, lo interrogò cogli occhi curiosi. Non era possibile ch’ella avesse invitato Palmira, l’amabile, la maligna, l’invidiosa Palmira, a una festa di famiglia.

— Però — prese a dire il Pardi con l’affanno di chi ha lo stomaco rotto dalla nausea, — però ella ha mandato una carrozza a prenderla....

— Quando?

— Ieri, ieri sera. Oh, per Dio, l’ho vista io....

Il Pardi s’infuriò contro quella stupida donna, che non capiva nulla, e che stava ad osservarlo con gli occhi d’una bambola.

Beatrice s’impaurì, entrò nell’idea, capì che