Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/508

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— Mi aspettava stamattina?

— Gli ho detto che probabilmente sarebbe tornata stasera.

— Non v’è stato nessuno? — tornò a chiedere Palmira, mentre si strappava i guanti rovesciandone la pelle sulle dita.

— Nessuno.

— Ieri sera è uscito?

— Fino alle undici stette fuori.

— Era di buon umore? non ti ha parlato di.... di un fallimento?

Palmira, a cui crescevano le astuzie in bocca, cercava ogni mezzo per scandagliare senza farsi scorgere.

— È andato a dormire: non ha detto nulla.

In questi discorsi Palmira entrò nella stanza da letto. Trovò sul tavolino alcune lettere, dei manifesti e la famosa lettera di Beatrice. Questa si ricordò d’averla chiusa nel cassettone. Come si trovava ancora intorno? Nel cassetto non trovò la chiave. La cercò lì vicino, sotto il mobile, e chiamò di nuovo la Cherubina. La donna non sentì, come al solito. Allora colla punta delle forbici provò a movere il cassetto, facendo leva nella serratura e trovò i fazzoletti, i pizzi, le gioie in gran disordine. Anche il letto era rimasto intatto come si prepara la sera, colla coltre rimboccata e il cuscino da notte. Cherubina, che non aspettava la sua padrona prima di sera, non era ancora