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gli gridava il conte, salutandolo con la mano, «Saresti per caso in servizio di avanscoperta?...» — «Perchè?...» domandò il giovane che si era accostato alla carrozza, col cappello in mano, e salutava le signore. «Esploravi tutt’intorno come per sorprendere il nemico!...» — «E noi la facciamo prigioniero!...» aggiunse la contessa, invitandolo ad accompagnarli e rimproverandolo amabilmente per la sua lunga assenza, della quale egli si scusava con pretesti mediocri.

Ermanno si era messo a cavalcare dalla parte della viscontessa d’Archenval, alla quale, nelle poche volte che l’aveva incontrata, aveva dimostrata una simpatica premura. Le sue sofferenze, i rapporti che passavano fra lei e Massimiliana, gliela facevano considerare con raddoppiato interesse; e come la viscontessa aveva una volta dichiarata la sua passione per i fiori, egli gliene aveva mandato spesso interi canestri. La signora d’Archenval ricambiava cordialmente la sua simpatia, ed in quel momento stesso lo ringraziava, col sorriso un