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cresce» disse a Massimiliana quando furono soli, e vincendo il turbamento che lo guadagnava sempre che restava in presenza di lei, «se non le rincresce, vuole che la nostra conversazione segua in tedesco? Io sono molto felice di sentir parlare questa mia lingua materna così bene come da lei...» — «Volentieri,» rispose la signorina di Charmory; «tanto più che, comunque parliamo, uno di noi dovrebbe adoperare una lingua non propria...»

Ermanno non aveva lo spirito così libero da notare l’espressione con la quale Massimiliana, anch’essa invasa da un intimo sgomento in vicinanza di Ermanno, aveva pronunziate quelle parole, la specie d’insistenza che ella aveva messa nel notare quella originaria diversità, quasi una barriera esistente fra loro. Superato il primo istante d’imbarazzo, egli si era abbandonato all’incanto di trovarsi presso a Massimiliana, ma ancora sotto gli occhi di altra gente dalla quale si sentiva assicurato contro le sue istintive paure. La soavità dell’ora in quell’ambiente tiepido e profumato