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nulla contro di lei... Vi sono dei destini irrevocabili...»

Tacque ad un tratto, per paura di mentire, di ricorrere, come aveva fatto con la contessa, a pretesti che avrebbero detto il contrario di ciò che ella voleva significare. E appunto in quelle parole, in quell’accento, Ermanno Raeli sentiva che il pensiero di Massimiliana non era intero, che quella risposta non era completa. Non era possibile che ella avesse ascoltato la sua confessione, con quell’ansia nel respiro, con quella fissità negli sguardi, per rispondere a quel modo; non era possibile che tutto dovesse finire tra loro così, che una risoluzione antica ostacolasse la presente felicità. «Allora» riprese, con nuovo calore, «crede che questi nostri rapporti... che questo nostro incontro debba finire, come gli altri, senza che nulla ne resti?... Noi ci saremo conosciuti e compresi... per diventare di nuovo due estranei; come tutta questa gente che oggi conviene qui, intimamente, e che sarà domani dispersa pel mondo, e che non si rivedrà probabilmente più mai?...»