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LA VENERE DI SIRACUSA


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G

razie, amica gentilissima, dell’amabile letterina. Tutti i miei

sospetti e tutte le mie supposizioni sono dunque senza fondamento, ed ella non m’ha scritto per un motivo semplicissimo, «per mettermi,» dice, «alla prova». L’esperienza pare sia andata secondo i suoi desiderii; io dirò che, se lei se ne contenta, sono contento anch’io. Quanto a Vico Dastri, avevo proprio indovinato; ella mi scrive che questo mio amico è «insoffribile ma delizioso;» stasera, appena lo vedrò, gli voglio riferire il suo giudizio. Non abbia paura: Dastri non si avrà a male dell’«insoffribile,» anzi se ne compiacerà molto più del «delizioso.» Gli dia anche dell’«impertinente,» perchè egli pensa che quando un uomo è apprezzato dalle donne, vuol dire che vale pochissimo...

E, da ultimo, quanto alla sentenza dell’amico mio ed alla storiellina del Giglio, ella mi dice una cosa — onore al merito! — giustissima. Sì, Bernazzi avrebbe potuto essere un poco più galante con la Hundington e, pure non spingendo le cose fino a un punto troppo rischioso, dare a quella donna qualche soddisfazione di