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ficile. Che abbia voluto lasciarla è troppo evidente. Resta da dimostrare che realmente mise in atto il proposito. Le testimonianze dirette ci mancano; ma tutte le presunzioni sono contro di voi. Considerate freddamente, se ne siete capace, la somma delle circostanze dinanzi alle quali ci troviamo, e vedrete che ho ragione di pensare così. Avete denunziato le due persone che erano in casa di lei nel momento della morte; ma contro quale delle due bisogna precisamente rivolgere i sospetti e le indagini? Sarebbe tempo di decidersi! È colpevole il principe? E perchè mai egli avrebbe uccisa la disgraziata? Per gelosia? Ma, innanzi tutto, voi mi dovete concedere che quest’uomo, al quale non attribuite altra capacità se non quella dell’odio e del male, avesse ripreso ad amare la contessa e soffrisse sapendo di averne perduto l’affetto. Ma era ella vostra? Assecondava la vostra passione? Voleva lasciarlo e venirsene con voi? No, al contrario! Fino all’ultimo momento ella si sente vincolata a lui, rifiuta di udirvi, vi scongiura di lasciarla! A stento, dopo lunghe insistenze, voi le strappate il permesso di sperare: una speranza ambigua, incerta, lontana; un permesso del quale potreste anche fare a meno, che ella non vi potrebbe negare e che non l’impegna a nulla. Dato il carattere dell’amica vostra, la serietà dei suoi scrupoli, la sincerità dei suoi rimorsi, noi dobbiamo credere che, appena voi andaste via, ella ricomin-