Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/259

Da Wikisource.

xi. la concezione dei «promessi sposi» 253

materiale. Questa disposizione a formare il suo ideale in modo concreto, si chiama forza artistica, e tutti i critici riconoscono che Manzoni attraverso le sue intenzioni è principalmente un artista.

Come ei forma plasticamente i personaggi? Cioè, poiché sente quell’ideale come poeta ed artista, qual’è la sua posizione speciale dirimpetto ad esso, perché un artista è differente da ogni altro?

Quando per la prima volta l’ideale si affaccia in tutta la sua bellezza al poeta, questi è rapito da entusiasmo e suppone che tutti dovessero amarlo del pari. Allora egli lo sentirà come qualche cosa d’illimitato, che non ancora è sceso nella vita. E pigliando il pennello ne uscirà una forma astratta, nuda, magra, priva delle condizioni della vita. Voi vedete che parlo di Alfieri: l’ideale di lui, quando per la prima volta gli si presenta, è la libertà dopo tre secoli di dispotismo, sono le idee che più tardi faranno la Rivoluzione francese. Privo di esperienza, quell’Italia futura trova in lui molto entusiasmo, poca realtà e forma concreta. I suoi personaggi, malvagi e buoni, con che passione parlano tutti! e quelle forme sono scarne, vuote, senza le condizioni che rendono storico un personaggio.

Diamo un altro passo. Quell’ideale è calato nella storia, se n’è fatta l’applicazione, al primo urto con la realtà sorge contro di esso l’ignoranza delle plebi, l’ambizione dei cattivi, l’egoismo delle classi: cade nel fango e nel sangue. Si presenta a un altro poeta, e con qual forma! È il disinganno. Nel primo l’illusione, l’ideale fuori della vita; nel secondo il disinganno: ma questo disinganno è ancora la vita in cui è sceso l’ideale? No. Perché? che cosa è desso? — Io amava quell’ideale, credeva di averlo raggiunto e lo vedo ora profanato; e invece di domandarmi il perché di questo fatto, mi ribello contro la realtà che l’ha contaminato, la impreco, la maledico — ; ecco il disinganno, qual è rappresentato nelle lettere di Jacopo Ortis. L’ideale è illimitata illusione in Alfieri, illimitata disperazione in Foscolo.

Ed ora, qual’è la posizione di Manzoni come artista, dirimpetto al suo mondo ideale? È egli un fanatico, educato in un