Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/34

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una questione di fatto, che può dare occasione a una memoria, a una tesi, a un’arringa, ma che non è per questo solo materia di tragedia. Una catastrofe ci è, l’uomo condannato a morte. Era reo? Era davvero un traditore, come sentenziò il Senato, e come rimase opinione comune? E se era reo, hai la tragedia bell’e fatta, fondata sulla tradizione. Ma no, il Carmagnola era innocente, e il Senato non era reo. Questa è la conclusione che tira Manzoni dai suoi studii storici, e che sostiene come un bravo avvocato, in un suo discorso. Hai fin qui la tragedia? Non ancora. La tragedia non può essere un’apologia; è una rappresentazione. Se il Carmagnola fu un traditore, hai già una idea tragica da sviluppare; se non fu, hai pensiero negativo e polemica. Perché la tragedia sia possibile, bisogna che tu mi trovi il significato di quella catastrofe, perché la tragedia non è una polemica, o una discussione, è una storia positiva messa in azione. Se non fu traditore, cosa fu? come andò il fatto? perché lo condannò il Senato? In questo nuovo «perché» è l’idea e il motivo della tragedia, il significato della catastrofe.

Ma non basta che un significato ci sia, bisogna che il significato sia interessante, tragicamente. La tragedia non può rimanere nella cerchia dei fini personali e consapevoli, ed è poco interessante il sapere quali fini mossero il Carmagnola o il Senato, e chi aveva ragione, e chi aveva torto. Al di sopra dei personaggi c’è un mondo morale superiore, dov’è a cercare il vero motivo della tragedia. L’importante non è di sapere se il Carmagnola fu reo o innocente, dirimpetto ai suoi giudici; ma è di sapere, quale fu la sua posizione dirimpetto a quel mondo superiore. Anche innocente innanzi agli uomini, anche ingiustamente condannato, se venne meno alle leggi di una giustizia superiore, la catastrofe fu meritata, fu una espiazione, fu il suo «fato», e qui è l’interesse, qui è il motivo tragico. Coloro che lo condannarono, furono forse umanamente ingiusti, se tu li guardi nei loro fini personali; ma essi furono un istrumento inconsapevole di una giustizia superiore.

Così ragiona l’estetica, e il Klein, ch’è un estetico, domanda: — Qual interesse volete che pigliamo noi per un avventuriere