Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/394

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388 nota
Come società, ci era il feudo in tutto il suo fiore; ne’ paeselli il barone con i suoi bravi e le sue oppressioni toglieva ogni libertà alla borghesia, la (piale di mezzana istruzione riposava sugli studii classici. Essa era fuori di stato di lottare con i feudatarii, e perciò era corrotta ed ipocrita; era mente che serviva d’istrumento al padrone ed a’ soldati.

        E la plebe era, come dice Sallustio, prona et ventri oboediens; se le fate mancare il pane, tumultua; se la pascete, s’inchina.

Sono questi, o signori, gli elementi in cui può entrare l’ideale del Manzoni?

Ed è in essi che lo pone, ed in modo che non solo mantiene la purezza della sua poesia, ma che si trova con quelli d’accordo.

In tutti i tempi corrotti vi sono certe parti di uno stato separato, sia che si trovino sovra de’ monti, o fuori de’ grandi centri, dove la corruzione giunge più tardamente; ed è allora, quando cioè uno stato è corrotto, che nasce l’idillio: il poeta si va ad ispirare in que’ luoghi, ed allora voi vedete nascer Titiro, l’Aminta e il Pastor Fido. C’è lì in quei luoghi, il contadino e la contadina rimasti fuori del lezzo delle grandi città, che mantengono incorrotta la purezza de’ costumi; e Fautore, o signori, è andato lì a trovare le sue ispirazioni, a cercare il suo tipo.

Manzoni infatti possedeva una villa vicino Lecco, e stando in mezzo a quelle forosette, ha potuto vedere quella natura sana, che difficilmente si riscontra nelle grandi città; quei tipi di contadine, donde il Raffaele Sanzio trasse le sue più belle ispirazioni; tipi che voi intravvedete nelle più belle delle sue vergini.

Manzoni dunque in quel secolo e fra quella gente ignorante, se volete, ma buona gente e di animo incorrotto, credente in Dio con fede pura, sebbene modificata un poco dal parroco del villaggio, trova il suo ideale, e questo egli pone nella donna; ed eccovi Lucia che diventa centro di quella storia. Essa di fede schietta, credente, timida, pudica, semplice, modesta, diventa l’eroina di questa storia fantastico-poetica. Essa non si è mai dimandata che cosa c’è di falso nella religione, epperò la sua è tutta una morale pratica che ha seguita fin dalla prima età. Questo tipo di donna credente non è, o signori, un ideale esagerato, ed anche oggi non è difficile trovarlo. Però egli è evidente che Manzoni, volendo fare di Lucia la sua eroina, se ne innamora, l’abbellisce, n’esagera il colorito, sì che diventa un ideale, innanzi a cui, come dice il poeta, ed io e tutti sentiamo riverenza.

Ma il poeta per accostarla un poco più al mondo positivo, per non farla quasi un’oasi in mezzo al deserto, le mette accanto due esseri educati allo stesso modo, ma più vicini al mondo e capaci d’imperfezioni: essi, l’indovinate, sono Renzo ed Agnese. Renzo ha gl’istessi sentimenti di Lucia, ma è uomo, ha bile e passione, è impetuoso ma