Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/313

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dalle lezioni zurighesi 307

ha trovato la forma che gli conviene; ci si vede ancora una falsa abbondanza; delle immagini proprie affogate in mezzo ad altre comuni; delle finzioni rettoriche; la parola oltrepassante il concetto.

Nella canzone predetta sotto il mondo apparente ce n’è un altro ancora, a frammenti, presentimento del mondo leopardiano. Il mondo apparente è il mondo politico, base della risorgente poesia italiana, dell’Alfieri e del Parini, del Monti, del Foscolo ecc. L’uomo vi è considerato come cittadino; nella donna prevale il tipo spartano o romano; il giovine Leopardi cominciò con riprodurre questo stesso mondo; c’è in lui il concetto d’Alfieri con la forma di Vincenzo Monti. Nella canzone a Paolina comparisce la donna come Alfieri la voleva, secondo il tipo a cui si conformarono le donne repubblicane di quel tempo.

In questo mondo politico ci è un fondo reale nel sentimento; ci senti l’amore della libertà e l’odio della tirannide, sopra tutto l’amore della virtù congiunta con un’alta idea della dignità umana. La poesia ha un nobile incesso, gravi e magnifiche sentenze. Ma in questo mondo non c’è alcuna coerenza d’idee; ci trovi reminiscenze classiche o cristiane congiunte con le nuove idee della filosofia volteriana. C’è l’antico e il nuovo, talora in contrasto, spesso estranei. Il Leopardi si è sollevato arditamente al mondo nuovo, come esisteva allora nella coscienza delle classi colte, rigettando arditamente fuori di esso tutto il resto, ed abbracciandolo nello sua totalità con mirabile coesione. La filosofia avea distrutto il dogma fondamentale del passato, il dogma della caduta e della redenzione dell’uomo, e non vi avea sostituita nessuna altra spiegazione. Ritornavano dunque in campo le formidabili domande: — Chi siamo noi? d’onde veniamo? dove andiamo? — . Domande che si trovano in fondo a tutte le religioni e a tutte le metafisiche. La risposta del Leopardi è il mistero. La natura si ravvolge nel suo velo come se fosse il primo giorno della creazione, e come se non fosse stata mai interrogata dall’uomo. Accanto al mistero rimane una cosa sola, di cui abbiamo il perfetto sentimento, il male, e quindi il dolore. L’uomo, nelle condizioni di finito e di limite nelle quali è stato posto, è fatal-