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vi. i continuatori dell’ariosto 173

da una ottuagenaria invece di andare dalle giovani. Questa è la parte fantastica. Vi sono le facezie poi, che sono buffoneria plebea e volgare. Ha tre note: Paladini che diluviano. Paladini che cioncano, e storie di donne.

Dovrò parlarvi della forma? La forma è sparita. Il verso non esiste piú, sono fatti col colascione. Non sviluppa le passioni non rappresenta i caratteri. Tre o quattro giorni fa in Francia c’era il bal masqué d’Europe. È la materialitá sostituita all’arte. Racconta i fatti nudi e crudi senza svilupparli. Il Forteguerri è la nullitá poetica della vita e della forma.

- Nel Settecento, secolo di preparazione, Gozzi scrisse la Marfisa.

L’Ariosto produce due scuole. Una gran produzione letteraria produce le scuole poetiche. Raffaello produce due o tre indirizzi. Una gran composizione ha piú parti: ogni scuola s’appiglia ad una parte. Nell’Ariosto c’è la vita cavalleresca rappresentata serio-satiricamente. Non potete dire: è serio; non potete dire: è buffonesco. I critici hanno detto: è un poema epico sbagliato: ed è nata la scuola epica. Il volgo ha detto: è un poema buffonesco. Perché non hanno valore tutti i poemi buffoneschi seguenti? Perché non possono chiamarsi sviluppo dell’Ariosto. Delle sue fantasie hanno fatto stravaganze; del comico, buffoneria. Dove troveremo un progresso in questo indirizzo? In Ispagna (l’ironia ariostesca sciolta dall’unitá ariostesca).

Nell’Ariosto non v’è antitesi: i due elementi sono fusi e contemperati, non fanno a pugni. Non v’è in lui ironia intenzionale. Il Cervantes ha dégagé i due elementi dell’unitá ariostesca: vi è duplicitá. Nell’Ariosto vi è sintesi. Nel Cervantes, analisi. L’antitesi nel Cervantes è nell’opposizione fra il mondo moderno e l’antico; in lui il mondo moderno è il rappresentato: e la cavalleria è un sogno del passato e la fissazione d’un pazzo. II Don Chisciotte è il mondo moderno che burlando la Cavalleria comincia ad acquistar coscienza di sé. Ciò che distingue il mondo moderno dal cavalleresco è il buon senso, la realtá, il positivo. Da questo buon senso è nato il mondo moderno ossia scientifico, ossia sperimentale. Rabelais e Montaigne hanno iniziato