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44 la poesia cavalleresca

esterno possa modificarlo in nulla; mentre, per contrario, l’uomo civile spesso dissimula e talora anche simula.

Morgante è ruvido, stima tutto il mondo un fico. Se date una buona notizia ad un maleducato, gestisce, mugghia; se gliene date una cattiva, se gli dite cosa penosa o dolorosa vi risponde con un pugno. E così fanno appunto Morgante e gli eroi, di cui è simbolo. Quindi tutte le gradazioni comiche che possono trovarsi in una rissa, spariscono, passandosi subito a’ fatti.

Questo è il ritratto di una società barbara. Una prodigiosa forza fisica, con tutte le qualità morali che ne scaturiscono, formano il fondo della società omerica come della società cavalleresca. Questo ritratto era in contrasto con la raffinatissima società italiana, che non poteva che ridere di tutte quelle qualità.

Il Pulci, mettendo in iscena Carlomagno, Rinaldo, Orlando, ha rispettato le tradizioni e non osa abbandonarsi allo spirito comico; è impacciato come chi, volendo ridere d’un altro, si trattenga per rispetto. Ma Morgante è il suo beniamino, il suo tipo, con lui si abbandona. Morgante è forte, e Pulci porta all’assurdo la sua forza; Morgante è audace, e Pulci spinge l’audacia di Morgante fino alla millanteria; Morgante è allegro, e l’allegria diviene una buffoneria da taverna.

Ecco uno de’ fatti più assurdi. Morgante si reca da Manfredonio per liberare Dudone: Manfredonio risponde con un rifiuto alle parole mansuete di Morgante, giurando per Macone di impiccare il suo prigioniero. Prima Morgante, sulle prime, pensa di dargli uno scapaccione, ma poi pensandovi meglio, afferra le corde della tenda, la svelle e se la pone addosso, e comincia a darsela a gambe. I soldati accorrono, e Morgante se ne sbriga a battagliate; ma frattanto, nell’interno di quella specie di bisaccia, accadeva un’altra battaglia fra Dudone e Manfredonio. Come invenzione, questo è un capolavoro di assurdità: il fatto è preso dagli antichi romanzi che lo raccontano seriamente, ma il Pulci vi ha aggiunto il combattimento nella tenda. Tutti i poeti posteriori hanno fatto poi a chi trovasse situazioni più ridicole. Ariosto ha detto che alcuni, penetrati nello stomaco