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il canto dei simoniaci 207


tempo che si chiamava il nepotismo — egli scherza sul suo cognome e fa della sua famiglia un’orsa, ed orsatti de’ suoi nipoti. Scherza sulla sua colpa; scherza sulla sua pena: — In terra ho intascato danari e qui sono intascato in una buca. — Né si contenta di far dello spirito sulle sue vergogne, ché ti sciorina ancora le vergogne papali di Bonifazio e di Clemente. Voi vedete quanta infamia il poeta ha gittata su quella colpa e quanta abbiezione su quella infamia; egli è dal profondo di tanta abominazione che scoppia la collera del poeta e la reazione incomincia.

Quando un uomo sente quell’odio vigoroso di cui parla Monnier, quell’odio che ispira, di cui parla Orazio, e si scaglia fieramente contro il vizio, dicesi uomo eloquente. Eloquenza e poesia si confondono insieme. Esaminiamo il contenuto della risposta di Dante per acquistare una base al nostro giudizio.

La stessa azione è diversamente rappresentata; lo stesso fatto fa fremere Dante, il Petrarca, e fa ridere il Boccaccio, il Voltaire e Pietro Aretino. Lo stesso avviene negli individui e nella societá. Il difetto che la prima volta apparisce è come una malattia incognita che gitta spavento ed orrore. A poco a poco si fa indigeno e comune, e vi si celia e scherza sopra: mille sofismi quotidiani imbellettano il vizio. S’introduce cosí il ridicolo l’indifferenza lo scetticismo, e ridiamo de’ nostri mali, e della nostra decadenza e delle nostre catene; i popoli sogliono morire allegramente: essi danzano sulla loro tomba. Per buona ventura ci è una voce che li sveglia, la voce del genio, la cui santa missione è di mondare le cose della scoria e della ruggine, che vi ha apposto il lungo lavoro del tempo, e farcele ribrillare nel loro natio splendore. Il papato avea trascorsi tre stadii infino a Dante. Vescovo di Roma, eguale tra eguali, vivente della caritá de’ fedeli, apostolo e martire, esso fu grande di santitá e di sacrifizio. Molti descrivono oggi questa etá dell’oro del pontificato, e si domandano: — Perché il papato non ritorna a que’ tempi? — Signori, e possono ritornare quei tempi? Può ritornare quella fede schietta, quella candida semplicitá, quell’ardore di popoli ancor nuovi? Dotato da Costantino, secolarizzato da Carlo Magno, il