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il purgatorio 279

Lezione X

[L’oggettivazione in quattro personaggi del pensiero divino su Dante.

Stazio e Matelda.]


Il pensiero divino che opera in Dante viene obbiettivato, od estrinsecato in quattro personaggi. Il primo impulso parte dalla Vergine, madre delle grazie, mediatrice naturale tra l’uomo e Dio, la quale «si compiange», cioè sente compassione dello stato di Dante. La compassione è manifestata in Lucia, nemica di ciascun crudele. La misericordia diviene attiva mediante l’amore, incarnato in Beatrice. Dante però non può ancora vedere Beatrice nel suo stato di perversitá; né vi giunge se prima non si purifica mediante l’aiuto di Virgilio, che non ha niente di divino, che è il pensiero puramente umano, e col quale Dante può entrare subito in comunicazione.

Il primo effetto del pensiero divino è che Dante si accorga di avere smarrito la buona via, ed aspiri a ritrovarla. Siccome questo pensiero viene dall’alto, Dante ne ha una oscura coscienza, come di chi sogna vedendo fantasmi anzi che idee. Cosi la terra ingombra di vizii, in cui si trova, gli pare una selva; e la via buona gli pare un monte irradiato dal sole. Gli antichi riducevano i peccati a sette, ed i sette a tre, superbia, lussuria ed avarizia, che gli appariscono in forma di Leone, di Lonza e di Lupa, e lui che sforzavasi di salire il monte ripingono verso le tenebre. Dante dunque per l’abitudine del male non può con le sole sue forze giungere a redenzione o libertá; qui comparisce l’elemento soprannaturale. De’ quattro persona ggi i due primi esprimono il semplice impulso, Beatrice e Virgilio esprimono l’azione e sono perciò attori. Comparisce Virgilio. Il quale, come Dante, è a un tempo simbolo e persona, e come deve essere ogni creatura poetica, ha tutta la pienezza della vita reale. La parte poetica che risplende in lui, non si riferisce giá al sapiente, al profeta, al mago, ma al poeta. Quando Dante lo conosce, dimentica il pericolo che corre, ed esprime