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52 primo corso tenuto a torino: lez. viii


poesia giovane ancora, non inaridita dalla consuetudine, non disabbellita dal disinganno. Nella poesia di Dante nessun vestigio di questo male: la sua potente anima trabocca al di fuori immedesimata con le ire e gli amori e le speranze e gli errori de’ suoi contemporanei, ed egli muore in tutta la giovinezza delle sue illusioni e delle sue passioni. La vita di Dante incomincia da quel di che i suoi occhi s’incontrarono negli occhi di Beatrice. Ci ha nella vita dell’uomo un momento solenne, in cui l’anima si rivela a se stessa. Per molti questo tempo non vien mai: essi muoiono corpo. Eppure in questo lungo sonno dell’anima talora avviene che un súbito commovimento pubblico o privato la svegli d’un tratto; e il dissoluto giocatore diviene Mirabeau, ed il viaggiatore capriccioso e ignorante diviene Vittorio Alfieri. L’uomo ha bisogno del di fuori per sentirsi, per avere questa divina rivelazione di sé, per poter dire un bel di: — Ecco a che sono nato! — Quando Dante la seconda volta vide Beatrice, quando ricordò commosso la potente impressione che quella avea fatto sul suo animo ancora fanciullo, l’arte gli si rivelò e si senti poeta. L’amore è la piú possente musa, e rara è quella poesia ove non entri almeno come accessorio, raro quel poeta che non sia stato da esso ispirato; esso padre delle lingue moderne, primo sentimento della moderna poesia. Ed è ragione: perché nell’amore può principalmente il poeta individuare ed acquetare quel vago mondo di fantasmi che gli tumultua al di dentro: la patria, la gloria, la libertá, tanto possenti sull’anima, tu non puoi rappresentarle poeticamente, se loro non dai apparenza di persona; nel solo amore l’anima trova se stessa in un’altra anima; nel solo amore è realtá quello che altrove è allegoria e figura. Leggete la Vita Nuova, il primo racconto intimo de’ tempi moderni; leggete la lirica dantesca, cosí piena di Beatrice, cosí calda di passione; e non potrete credere a voi stessi, vedendo quanta possanza ha esercitato l’amore su di una grande anima. Voi non vi troverete vestigio di quell’ozioso fantasticare, di quel vano giuoco d’ingegno, che spesso notiamo ne’ lirici coetanei, talora nel Petrarca, quasi sempre ne’ suoi imitatori. Le sue canzoni ed i suoi sonetti hanno per fondamento