Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/152

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facciamo tutti: solo il bisogno ci tiene i libri in mano. Nobile e ricco. Alfieri non aveva bisogno, e gittò via i libri. Ricordiamoci. Chi sa usare la penna, ha dovuto disimparare, rifare gli studi, cominciar da capo, andare a tentoni, fallire, rinviarsi, maestro di sé stesso. Anche a questo venne Alfieri; ma dopo molti anni di ozio e dissipazione. Uscito di scuola dottore e filosofo, egli era un asino bello e buono, come tanti dottori e filosofi; parlava un gergo mezzo tra francese e piemontese; non capiva non dico il Petrarca, ma né il facilissimo Ariosto; nello scrivere, spropositi, non che altro, di ortografia; la lunga compressione aveva fatto scoppiar fuori con maggior forza quanto di violento e di brutale era nel suo carattere; le sue facoltá non educate si erano irrugginite e come intormentite; l’accademia e l’universitá non solo non l’aveva ammaestrato, ma lo aveva disgustato di ogni occupazione intellettuale: ecco che cosa la scuola aveva fatto d’Alfieri. Passionato fino alla violenza, risoluto fino all’ostinazione, impetuoso fino al furore, non potè sfogare tanta fiamma interiore, che nella vita materiale, sola rimasa intatta nelle scuole. Ma io dico male. Anche il corpo manomettono le scuole. Costretto ad una maniera di vita contraria alla natura. Alfieri vi era vivuto malaticcio e languente. Signore di sé, egli senti dapprima bisogno di rifare il corpo, e si abbandonò ai piaceri. I piaceri per quest’anima di fuoco furono delle passioni. La voglia delle donne fu amore frenetico; il cavalcare fu passione di cavalli; il viaggiare fu ebbrezza di moto, di mutar luogo, di rinfrescare impressioni. Ma vi era qualche cosa in lui che rimaneva inappagata, e di cui non aveva coscienza; onde il tedio, la taciturnitá, la malinconia, il sentirsi nel vuoto. Amò piú volte; comprò e comprò cavalli; corse e corse, fino a Pietroburgo: inutilmente! non trovava requie, vi era qualche cosa, che voleva e non sapeva. Gli uomini ignoranti e volgari sogliono in questi piaceri consumare ignobilmente la vita. Alfieri era un ignorante, ma non un uomo volgare, e non si appagava. Quando voleva andare ad un luogo, la fantasia glielo pingeva coi piú vaghi colori, e vi correva a tutta carriera fremendo d’impazienza: giuntovi, era ancora piú impaziente di andarsene.