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janin e alfieri i53

Alfieri è trasformato in un aristocratico, e le sue tragedie in cadaveri di tragi-commedie. La composizione alfieriana è la tragedia ideale concepita con tanta severitá, che esclude ogni altro elemento: è la tragedia delle tragedie. I tragici sogliono lavorare sulla vita comune e nobilitarla e trasfigurarla, si che n’esca una tragedia; Alfieri lavora sulla tragedia che n’è uscita, e l’alza ancora piú e la spoglia inesorabilmente di tutto ciò che non è lei, e ti dá la tragedia nuda, di una semplicitá spesso arida, difetto che è proprio il contrario di quello che gl’imputa Janin. Ecco in che modo da tutti questi mezzi fatti e giudizi costui ha cavato un Alfieri di sua fattura che noi non riconosciamo.

Il nostro Alfieri è un uomo che al solo nominarlo ci sentiamo superbi di essere italiani. Le sue passioni stesse violentissime ed individuali ce lo rendono caro, perché ci mostrano in lontananza un’Italia futura, che egli vagheggiava nel suo pensiero. Ciascuna volta che l’Italia sorge a libertá, saluta con riverente entusiasmo Alfieri e si riconosce in lui. Nel ’99, il primo fatto dei repubblicani di Napoli fu di batter le mani ad Alfieri in teatro. Nella prima ebbrezza del ’48 ciascuno diceva fra sé: — Ecco l’Italia futura d’Alfieri! — Lo ricordo malinconicamente. L’Italia era ancora addormentata nella sua femminile mollezza, di cui ultima espressione fu il Metastasio, quando Alfieri le disse: — Svegliati e cammina. — Alfieri odiava i mezzi caratteri, i cerretani, i cortigiani, gli Janin: era un uomo serio, che voleva, ed il volere per lui è un appuntare tutte le facoltá in un oggetto; e noi sentiamo istintivamente che Alfieri aveva ragione, che in questo difetto di carattere è la nostra debolezza, — solo nostra? — che noi non «vogliamo» ancora la libertá. Schiettissimo e nobilissimo, l’energia del suo animo trasfuse ne’ suoi versi e rimise la poesia nella via di Dante. Fe’ guerra alla cantilena, a’ periodi, alle frasi, alle svenevolezze arcadiche: la nostra risorgente letteratura ha per padre Alfieri, come l’antica Dante, i due poeti che fanno piú battere un cuore italiano. Un generale francese, il cui nome sarebbe dimenticato, se Alfieri non si fosse degnato di farne menzione, s’inchinò