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«storia del sec. xix» di g. g. gervinus i65

generale. Ma se alcuno senta si forte quel giogo, che sostenga morire libero anzi che vivere schiavo. Alfieri esaltava insieme con Tacito questo magnanimo sacrifizio, per la sublimitá dell’esempio non del tutto vano. La sua prima sentenza era accetta a quei temperati liberali, il cui metodo era in veritá il piú lento, ma che solo ha condotto ad efficaci tentativi di libertá in Italia: nondimeno costoro venivano derisi col nome di «piagnoni» dagli audaci incitatori di congiure e di rivolte, a’ quali la seconda sentenza non era di sconforto, ma di sprone, e che, perduta ogni illusione sulla sorte che la terza sentenza lor prometteva, caddero alcuni con gloria, altri oscuramente. Il sistema di costoro determinò nel seguito lo spirito della letteratura popolare e della politica in Italia. Al che, nonostante l’assennatezza di quelle due sentenze, Alfieri stesso diè la prima spinta. Come Foscolo nato di madre greca in Zante ed educato ad alti sensi. Alfieri attinse le sue prime idee politiche da Plutarco: caldo di esempli greci e romani, che infino ad oggi frammezzo alla bigotteria e preteria cristiana operano come forza viva sugli spiriti italiani, Alfieri «fremeva di rabbia» di esser nato in tempi, che niente si poteva fare di grande come quegli eroi dell’antichitá. Ambi almeno di «dire» qualche cosa di grande, ed a questo sono indirizzate le sue tragedie, e de’ suoi successori, Monti, Foscolo, Pellico, Niccolini, ecc., le quali rappresentano in forma classica i grandi fatti dell’antichitá e tendono a ridestare l’antico patriottismo; e ce ne ha di Alfieri dettate proprio «da un fanatismo febbrile di libertá». Le quali in tanta putredine di vita pubblica facevano brillare dinanzi a’ giovani le immagini delle repubbliche di Roma e di Grecia, le immagini di quegli eroi, la cui mano fondava e redimeva stati, e delle cui gesta veniva ad essi soli la gloria. I poeti e i loro lettori, per vaghezza di faina sospinti a simili imprese, rimanevano stranieri a quel modesto concorso e lavoro di molti pe’ molti, solo efficace ne’ moderni stati cosí complessi, ne’ quali la estensione, la popolazione e lo stato delle classi inferiori rende necessario di aver l’occhio a’ bisogni delle moltitudini ed attendere con pazienza la loro maturitá. Dimenticarono di distin-