Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/280

Da Wikisource.
274 saggi critici

prestava fede agli occhi suoi: le pareva e non le pareva, e per assicurarsi meglio ne mise uno in bocca; non ci era piú dubbio: erano carboni. Allora il gittar la scatola lungi, il pestar de’ piedi, e il prendersela colla madre e con la sorella fu l’affare di un momento. Ma la buona Amalia, che ad onta della malignitá della sorella le voleva il meglio del mondo, corse tosto a prendere la scatola, e con garbo gliela porgeva, dicendole: — La mamma dice che è cosa brutta il far delle bizze: prendi subito la tua scatola, prima che la ti senta; se no, ti sgriderá. Se vuoi de’ confetti, io te ne do, purché tu sii buona, che non piangi piú — . Lisa si rappattumò presto colla sorella, la quale le versò gran parte delle elettissime confetture; ma colla madre era ben altro affare: a parer suo lo scherzo era troppo grosso, e non si poteva perdonare cosí su due piedi. In quella entrò la madre, che aveva tutto veduto e sentito, e prese per mano Lisa, dicendole: — Tn quella scatola ravvisa te stessa: la è cosí bella al di fuori, e che ci è entro? Carboni. Sei bella, ma sappi che la bellezza è repente e veloce, piú fuggevole che non sieno i fiori che sbucciano in primavera. La bellezza è un nulla se non è unita ad un animo adorno di virtú: una malattia può tôrre ad una giovinetta la bellezza del corpo, e quella dell’animo nessuna cosa può toglierla — .

Da quel giorno in poi la virtú fece nel cuore della Lisa tanto progresso, che in poco di tempo non solo veniva lodata per la sua bellezza, ma ancora per la sua bontá.

L’argomento e lo scheletro di questo lavoro si trova, come ho detto, nel Thouar: la prima giovinetta ne aveva fatta una caricatura morale, una lunga predica di un non so chi a un non so chi; costei ne ha fatta una rappresentazione piena di veritá e di vita. Ben vi era qualche erroruzzo di grammatica, qualche scorso di ortografia, che ho corretto; soprattutto non si era ancora riconciliata coi punti e le virgole. L’improprietá di certe frasi e l’ostentazione di certe altre, un cumulo soverchio di diminutivi, il poco abile maneggio dei pronomi e delle particelle, qualche passaggio un po’ duro, sono difetti facilmente emendabili. Ma è un lavoro scritto di un getto, concepito con chiarezza e con calore. Non ragionamenti, non digressioni, non vane