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genda. Nella. È il diavolo, che apparisce in forma di un bel giovine a Nella,

                          Pure et suave enfant, dont le coeur ingénu
N’avait jamais bondi sous un trouble inconnu.
                    

Molte di queste visioni troviamo ne’ nostri antichi, carissimi per candore e semplicitá quasi infantili. La Sassernò vi ha gittate in mezzo qualche cosa di epico, ha allargate le proporzioni, ha sollevato lo stile; quasi ci voglia far sapere cosí, che ella sotto forma di leggenda ha mirato ad un’alta concezione. Negli antichi il fatto conserva il suo valore come fatto; e la poesia è in quel misto di maraviglia e di terrore, che procede da esso: la credulitá li rende poeti. Ma qui il fatto è un semplice velo, che cela sotto di sé un concetto: lo spirito del male che s’insinua a poco a poco nel vergine cuore di una giovinetta, il demonio seduttore. Prima si atteggia a vittima, poi rompe in bestemmie, poi si liquefá in dolcezze amorose. È un soggetto di altissima difficoltá, a cui si accostano trepidi i sommi. L’autrice l’ha reso ancora piú difficile, vagheggiando certe altezze, a cui non giunge il suo occhio: poiché, non contenta alla semplice esposizione, si è studiata di afferrare lo spirito del male nella sua essenza, nel peccato d’origine, frutto dell’albero della scienza. È una concezione che ricorda ad un tempo Goethe e Milton; e richiede una malizia, una ironia, una profonditá d’intelligenza e di sentimento che non è in lei. Che cosa dunque ne è avvenuto? Non ci è alcuna creazione in questa poesia: una parte consiste in descrizioni oziose, un’altra in pomposi discorsi, che fanno del demonio un filosofo scettico, e per soprappiú un maestro di rettorica.

Da questi soggetti epico-lirici, ne’ quali la piú alta scienza si marita alla poesia, scendiamo a’ soggetti puramente drammatici. Prendiamo Mercédès. È una andalusa, di passioni estreme, furente di amore, di gelosia. Questi soggetti mi sembrano anche superiori all’attitudine poetica della Sassernò. Fra tanta violenza e tensione di carattere, ci è di che farci correre un