Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
«satana e le grazie» di g. prati | 79 |
mento cronologico di un’azione arida e prosaica, — bravo Prati! — ho esclamato: qui comincia ad aver coscienza del suo soggetto. — E, volendo pregustare con l’immaginazione il diletto che mi attendevo da’ suoi versi, andavo fantasticando tra me: — Ecco, le Grazie amano i tre che avevano preso a sedurre. Elle son donne, e la divinitá non è morta ancora: vi è in loro la dea e la donna, il cui contrasto si rivela in ciò che vi ha di piú poetico, nell’amore. Ed è l’amore un sentimento nuovo ancora per le vergini Grazie, che ha per loro tutta la poesia e la giovanezza della prima impressione. Vi è tutta l’ebbrezza e la voluttá della terra congiunta con la celeste serenitá, col sentimento de’ cieli; è l’amore di un essere che si sente ancora Dio, ed è giá uomo. Qui la situazione si muove e l’interesse comincia; nell’antagonismo de’ due elementi raggia fuori la vita: non è piú una morta concezione, sono caratteri e passioni. — Ma ohimè! tutto questo rimase un bel fantasticare. Prati sembra non si sia pure accorto di avere alle mani una maraviglia di situazione, e si è spacciato in quattro versi:
— Piango, sciamò, dell’amor mio. Giá par mi D’esser fatta terrestre, e mi conturba Ogni cosa del mondo. E tu pur gemi, Aglae, con me. Chè prode era e gentile Quel tuo diletto, e noi misere e stolte Li tradimmo cosí! — |
L’amore non è qui una passione, è una cosa morta, una scolorata generalitá, come tutta la concezione: il contrasto è nelle parole; l’occhio del poeta non ha guardato nel loro cuore, né le ha innanzi nel loro turbamento; non vi è un’immagine; niente vi è di affettuoso. «Piango dell’amor mio!» Ed è la prima volta che la «divina» Eufrosine piange! è la prima volta che ella sente amore! «Giá parmi d’esser fatta terrestre.» È la prima volta ch’ella sente in sé qualche cosa di nuovo, che non sa spiegarsi. E che cosa è? Un tristo sogno:
C’incatena un tristo Sogno le menti. |